Una delle giornate più dure dell’intero viaggio. Tanti i chilometri percorsi, lunghe attese, strade infernali da percorrere con un mezzo ordinario, troppo grande il pegno per un premio piccolo. Quel piccolo premio non ha appagato la fame di quel giorno tanto da ricordare chiaramente la tensione che aleggiava nell’aria a fine giornata. Quel piccolo premio però è rimasto nelle menti, nei cuori e nelle immagini, quella scintilla non si è spenta, è diventata fiamma e poi fuoco. Oggi il ricordo della scogliera, centinaia di metri a picco sull’oceano, il profumo della salsedine, il silenzio della solitudine spezzato dal suono di urie, pulcinelle, gabbiani e sterne, l’odore acre dei loro escrementi, la curiosità dei loro sguardi, la tenerezza e la profondità dei loro occhi sono meravigliosamente radicati e vivi nei cuori e nella mente. E le foto possono raccontare tutto ciò. Da Hvammstangi verso Patreksfjordur, con soste a Flokalundur, Breidavik e, soprattutto, alle scogliere di Latrabjarg. L’ingresso alla penisola di Latrabjarg inizia costeggiando lo scafo arrugginito del peschereccio Gardar, prima di oltrepassare le deserte spiagge dorate che punteggiano la penisola. La strada è veramente impegnativa, per le persone e per i mezzi. Le mete sembrano non arrivare mai ed infatti sarà tardissimo quando, a sera inoltrata, riusciremo a ristorarci con le provviste acquistate lungo il percorso direttamente nella guesthouse Stekkabol che ci ospita per la breve notte.
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