L’uomo ha popolato la terra d’Islanda sin dal XI secolo.
Si dice che una volta alcuni uomini, partirono dalla Norvegia alla volta delle Isole Fær Øer; certi aggiungono che tra di loro c’era anche Naddoddr il Vichingo; ma questi si spinsero troppo ad ovest in alto mare e lì trovarono una terra molto estesa. Dopo essere sbarcati in un fiordo sulla costa orientale, scalarono un monte elevato e si guardarono attorno, in lungo e in largo, per osservare se c’era traccia di fumo, o qualsiasi altro indizio che quel territorio fosse abitato, ma non riuscirono a vedere nulla di tutto questo. Nel periodo autunnale fecero vela per le Isole Fær Øer e quando ritornarono era caduta molta neve ricoprendo le montagne, motivo per cui essi battezzarono quella terra Snaeland. Il popolo di queste Terre si è adattato continuamente a quello che da essa veniva offerto per vivere, per sopravvivere, adattando il suo essere ai capricci di questa Terra, stupenda e capricciosa come solo una vera prima donna sa fare. Saltiamo a piè pari fra le tradizioni di questo popolo. Le tradizionali case con i tetti di torba e il pesce essiccato: in viaggio da Akureyri a Hvammstangi.
I fiordi di Olafsfjordur, vivo grazie alla pesca delle aringhe in particolare, e Siglufjordur, incantato e sospeso nella pace e nel silenzio. Tripudio di colori, esaltati dal sole che oggi splende inatteso.
Si prosegue poi verso Glaumbaer, dove le tradizionali case di torba ci fanno rendere conto delle dure condizioni con cui le persone, qui, hanno convissuto finora e si sono a fatica trascinate fino a nostri giorni, in un clima che poco perdona anche nei periodi migliori.Le curiosità non accennano a diminuire e anche per oggi l’Islanda riserva stranezza veramente meritevoli. Un salto per un fugace hamburger presso il country bar di Skagastrond, dove ogni giorno il proprietario dona la sua voce e la sua passione per esaltare il rock e il country dalla sala di registrazione radiofonica che è visibile e visitabile proprio sopra la sala da pranzo del pub. Si prosegue verso la penisola di Varnsnes, dove delle foche si prestano agli obiettivi delle Nikon e si fanno immortalare con piacere dentro e fuori dall’acqua.
Una inevitabile visita al celebre faraglione di Hivtserkur, la roccia ad elefante, modellata dal mare e dal vento, subito prima di rientrare a Hvammstangi dove la guesthouse Hanna Sigga offre una accoglienza meravigliosa. La cena si consuma all’aria, in riva al mare, su un tavolo di legno e e una panchina, con un piccolo BBQ portatile su cui scaldare le provviste disponibili.
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