Ricordo ancora il freddo pungente del mattino, l’umidità salmastra che quieta l’animo, che placa gli animi dei marinai e li rende pronti ogni giorno ad affrontare la dura vita del mare. Quella sensazione, unita all’emozione di poter avvicinare una nuova forma di vita, potentemente delicata, graziosamente immensa, sorprendentemente pura, ci muove nel freddo del mattino finchè saliamo sulla barca che ci farà navigare nella baia di Husavik. Le immagini si commentano da sole. Mastodonti del mare che escono ed entrano in acqua, placidi e leggiadri, pacifici, incantevoli. Il rimpianto di non essere riusciti a fotografare la megattera che è saltata a pochi metri dall’imbarcazione è sedato solo dal ricordo di quel momento.
Si riparte. On the road. Nel film Prometheus i fondatori della razza umana donano il loro DNA per la creazione della specie umana gettandosi nelle acque di queste cascate. Godafoss, la “cascata degli dei” trae le origini del suo nome in realtà molto tempo prima. Il nome di questa cascata deriva da una leggenda secondo la quale, intorno all’anno 1000, il Þorgeir fece del Cristianesimo la religione ufficiale dell’Islanda. Dopo questa conversione si dice che – tornando dall’ Alþingi – Þorgeirr gettò le sue statue degli dèi nordici nella cascata. Probabilmente il nome “cascata degli dei” era già usato antecedentemente, si narra infatti che gli antichi abitanti dell’Islanda la considerassero sacra poiché nei tre getti principali vedevano rappresentata la sacra triade: Odino, Thor e Freyr.
Un passaggio nell’Eyjafjordur fino al porto di Dalvik, una veloce visita alla casa di Babbo Natale, un saluto ai pupazzi di marzapane e la cena riscalda nella graziosa cittadina di Akureyri, dove si cena da Bautinn..
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