In decine di anni l’uomo è capace di lavorare, come una formica, scavare, rompere, spostare, a volte per qualcosa di buono, spesso per qualcosa di indegno. Quando l’uomo smette di curare le “sue” opere esse deperiscono e si distruggono inesorabilmente. La natura qui, per ben due volte, ci mostra oggi come in tre giorni, o in tre ore, essa sia in grado di compiere opere incredibili, mutazioni inimmaginabili che, abbandonate al loro corso, si impreziosiscono giorno dopo giorno e diventano due meraviglie che possiamo solo osservare. Increduli.
Una prima, breve sosta nei pressi di un lago misterioso di cui oggi non riesco a ricordare il nome, formatosi incredibilmente in poche ore a seguito dell’abbassamento del suolo rispetto al livello del vicino mare a seguito di un movimento tettonico, stando a quanto spiegato dal pannello illustrativo che lo descrive.
Il canyon di Asbirgy: la leggenda dice sia stato formato come impronta dello zoccolo del destriero di Odino; una spiegazione più attuale lo descrive formato in due o tre giorni da un celebre Jokulhlaup a seguito di un’altra tremenda eruzione del Grimsvotn sotto la calotta glaciale di Vatnajokull. Lungo 3,5 km, largo 1 km, delimitato da pareti di nuda roccia verticale alte anche 100m, rappresenta la culla di molte specie di betulle che crescono incredibilmente fino a 8 metri di altezza, dando oasi a pecore affamate, in una terra dove il verde non è proprio diffuso.
Il viaggio seguita poi nella valle del Jokulsargljufur, un canyon di 30 km, largo 500m e profondo 100 m formato da altri Jokulhhaup e dal Jokulsa che scorre per 200 km dal Vatnajokull al mare. Lungo lo stesso rimaniamo estasiati da formazione che la natura ha scolpito nella roccia. Colonne ordinate a formare fogli spessi alcuni metri di dura roccia, poi piegati dalla potenza di questa terra in modi bizzarri, a dare vita alle formazioni del Troll e della Chiesa, un imponente grotta che è stata un bel rifugio dalla pioggia incessante.
Prosegue il viaggio, una sosta divertente (ma per nulla gratificante dal punto di vista del palato e dell’accoglienza) presso il caffè Vogafjos dove la sala da pasto è divisa dall’allevamento e sala mungitura da un vetro che consente di vedere le impigrite e annoiate mucche che popolano una stalla all’avanguardia.
Il livello di interesse si eleva però solo quando la strada ci porta nella parte meridionale di Myvatn.