Ford Focus Station Wagon: robusta e affidabile, sarà il cavallo che ci accompagnerà durante il viaggio.
Ci si allontana da Rekjavik, direzione est. E’ stato stabilito di far procedere il viaggio in senso antiorario, scoprendo solo poi che per l’Islandese medio stiamo semplicemente “girando al contrario” poichè per loro il giro normale avviene in senso orario!
Decine di chilometri di assoluto nulla ci accompagnano verso una località chiamata Þingvellir.
Þingvellir è uno dei luoghi più importanti della storia islandese: nell’anno 930 vi venne fondato l’Althing, uno dei primi (se non il primo) parlamenti del mondo. L’Althing si riuniva una volta l’anno, occasione in cui i Lögsögumenn o “oratori della legge” recitavano la legge alla popolazione radunata e dirimevano le dispute. Nell’anno 999 o 1000 Þorgeir Ljósvetningagoði decretò che il Cristianesimo sarebbe stata l’unica religione islandese. Secondo la leggenda, dopo aver preso questa decisione Þorgeir, sulla via del ritorno a casa, gettò le sue statuette raffiguranti gli idoli nordici nella cascata che oggi porta il nome di Goðafoss (“Cascata degli dei”). Il 17 giugno 1944 in questo luogo storico venne proclamata l’indipendenza dell’Islanda.
Scendendo nel Almannagjà sento la prima sensazione di magnificenza che in Islanda non mi abbandonerà praticamente più. Ho la netta percezione che il canyon in cui cammino non è stato scavato dall’acqua come decine di altri che nella vita si è potuto vedere, non è qualcosa di cui posso percepire e umanamente comprendere la genesi. E’ qualcosa di totalmente diverso: esso è stato plasmato dalle azioni sovraumane della Terra ancora viva che in terra d’Islanda esprime tutta la sua potenza. Il taglio di ogni singola pietra, la durezza, l’ampiezza delle superfici non smussate allontanano la docile accoglienza di una pietra levigata dal tempo e irrompono violentemente lanciandoti d’impulso in un ambiente spigoloso, generato d’un sol colpo, non plasmato ma scalpellato da un gigante che tenta inesorabilmente di sgranchirsi, divincolarsi, liberarsi. Un gigante che stiamo conoscendo solo coi primi passi in Islanda.
Il fiume Oxarà lambisce questa terra, esso forma la prima cascata Oxaràfoss. che ci impressiona, che ci fa iniziare a fotografare queste meravigliose creature d’acqua. Ebbene, fra meno di sei ore questa bellezza verrà dimenticata per l’assurda imponenza di ciò che verrà.
Alcune pozze di acqua ribollente danno il benvenuto ai visitatori che si recano nell’area di Gaysir. Le delimitazioni dei sentieri guidano il visitatore fra questi punti molto instabili della crosta terrestre, sotto cui ribolle, grazie al calore terrestre, acqua. Nomi bizzarri accompagnano la passeggiata: Litli-Geyser, uno fra tutti, una vaschettina larga un metro in cui l’acqua sembra pronta per una spaghettata fra amici. Avanzo serenamente, respirando aria sulfurea, guardandomi distrattamente intorno, fin quando un boato mi scuote. Balzo di lato quando lo Strokkur, quello vero, erutta in tutta la sua maestosità un getto di acqua bollente e vapore pochi metri alla mia sinistra e innalza il suo pennacchio 30 metri sopra di me.
Sono al lato di uno dei più grandi Geyser attivi del mondo.
Lo spettacolo è maestoso. La curiosità diventa sovrana. Mi posiziono per assistere al fenomeno, per cercare il punto migliore. Si cerca di farsi spazio fra le persone che, nel frattempo, si accalcano sul lato “protetto” del getto, quello sopravento. Gli eventi si susseguono rapidi. Una stasi di qualche minuto, una pozza di acqua blu circondata da rocce ricoperte di zolfo depositatosi nei decenni di continui getti; la pozza inizia a pulsare, come un cuore che batte i suoi colpi; prima timidamente, poi con decisione, l’acqua si alza e si abbassa, è viva. Una pausa di qualche secondo, diventi uno con quel cuore pulsante, non c’è il rumore, non c’è la moltitudine di astanti curiosi, vedi l’acqua che viene copiosamente risucchiata nella voragine, l’ultimo pasto prima che una forza incredibile spari una saetta di acqua e vapore nel cielo. Il rumore è unico nel suo genere, il calore contrapposto al freddo dell’aria, l’odore acre di zolfo. Tutto questo è Strokkur, che, per nulla imbarazzato, doppia il suo colpo con un getto minore, dopo pochi secondi.. e poi riposa, bofonchia, respira e riparte dopo otto minuti. Lunghi minuti, ipnotici, per aspettare un colpo che si ripete, si è sempre ripetuto e si ripeterà per sempre, ogni otto minuti.
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